L’altra faccia del welfare: anziani, badanti e l’economia sommersa dell’assistenza
di Redazione
29/07/2025
In un’Italia che invecchia rapidamente, l’assistenza agli anziani non è solo una questione familiare o sociale, ma sempre più un nodo economico cruciale. Con oltre 14 milioni di over 65 e una speranza di vita tra le più alte d’Europa, la domanda di cure domiciliari è in costante crescita. In questo scenario si inseriscono realtà come aesdomicilio.com, azienda specializzata nella selezione di badanti qualificate, che rappresentano una risposta strutturata a un problema che, troppo spesso, viene affrontato in modo frammentario o sommerso.
Un esercito silenzioso che regge l’assistenza privata
Le badanti — o “assistenti familiari” nel lessico normativo — sono oggi una componente essenziale del welfare reale italiano. Secondo i dati dell’Istat e del Censis, si stima che in Italia operino oltre un milione di badanti, ma solo poco più della metà lavora in regola. Le altre vivono in una zona grigia, spesso senza contratto, senza tutele, e con salari sotto la soglia minima. Eppure, sono loro a garantire quotidianamente assistenza a milioni di anziani non autosufficienti o parzialmente autonomi. Dietro questa necessità crescente si cela un sistema fragile, spesso lasciato nelle mani delle famiglie, costrette a improvvisarsi datrici di lavoro, senza competenze nella selezione, nella gestione contrattuale o nel rispetto delle normative previdenziali. È in questo contesto che aziende come AES Domicilio svolgono un ruolo cruciale, agendo come intermediari professionali che garantiscono qualità, trasparenza e legalità.Il paradosso dell’economia informale
L’assistenza agli anziani è diventata un settore economico a tutti gli effetti. Secondo uno studio dell’Osservatorio Domina, il lavoro domestico rappresenta il 5% del PIL italiano, una cifra enorme che però non viene pienamente riconosciuta nei bilanci ufficiali dello Stato, proprio a causa dell’alto tasso di irregolarità. Questo paradosso ha ricadute dirette sull’economia e sullo Stato sociale. Il lavoro sommerso priva le casse pubbliche di contributi, aggrava il peso fiscale su chi opera legalmente e lascia lavoratori e famiglie esposti a rischi enormi. Un contratto regolare, invece, non solo tutela l’assistente, ma protegge anche la famiglia da potenziali vertenze legali, infortuni non coperti e incertezze organizzative.L’urgenza di una risposta strutturale
Il tema è ormai entrato con forza anche nel dibattito politico, con proposte per una riforma complessiva della non autosufficienza e per l’introduzione di un "assegno unico per l’assistenza domiciliare". Ma le famiglie non possono aspettare i tempi lunghi della politica. Nel frattempo, sempre più nuclei familiari si affidano a servizi qualificati e trasparenti, non solo per una questione etica, ma anche per convenienza e serenità. Un modello virtuoso che coniuga dignità del lavoro, tutela della persona assistita e sostenibilità economica. Qui si inserisce il valore di una mediazione professionale: non un costo, ma un investimento.Badanti e anziani: una relazione che è anche capitale sociale
Infine, va riconosciuta la dimensione umana e relazionale di questo lavoro. L’assistente familiare non è solo una presenza funzionale, ma spesso diventa una figura affettiva, un riferimento quotidiano, una parte integrante della famiglia. Una buona selezione non si limita a valutare curriculum, ma considera anche affinità caratteriali, sensibilità culturale e capacità di ascolto. Il capitale umano generato da queste relazioni ha un valore incalcolabile per il benessere delle persone anziane e, di riflesso, per l’intero tessuto sociale. Ecco perché servono modelli organizzati, professionali e trasparenti, in grado di supportare le famiglie e di dare dignità a chi presta cura. In un Paese che si trova a fronteggiare la sfida demografica del secolo, non possiamo più permetterci di ignorare l’importanza dell’assistenza domiciliare. Il futuro del welfare — anche quello economico — passerà inevitabilmente da qui.Articolo Precedente
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